Il Flauto dolce di Tartu - Andres Tvauri, Taavi-Mats Utt - trad. it. di Benedetta Ferracin - Centro di formazione e ricerca pedagogica UniSocrates

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Flauto dolce medievale di Tartu, Estonia.


Il Flauto dolce di Tartu
Tvauri Andres, Taavi-Mats Utt, Medieval recorder from Tartu, Estonia, Estonian Journal of Archaeology, 2007, 11, vol. 2, pp. 146-149.
Trad. it. di Benedetta Ferracin [Tesi di Laurea], 2021.

Nell’estate 2005 durante gli scavi archeologici nel centro di Tartu venne ritrovato in una latrina, risalente al XIV secolo, un flauto dolce intero e ben conservato.

Lo strumento è quasi cilindrico ed è realizzato in legno di acero. Il flauto dolce di Tartu è tra i più vecchi flauti dolci medievali sopravvissuti.

Abbiamo quindi a che fare con una scoperta estremamente rara e, al momento, il flauto dolce di Tartu è il miglior flauto dolce medievale sopravvissuto mai trovato.

  
Andres Tvauri, Taavi-Mats Utt

INTRODUZIONE

Nel centro di Tartu, nel cortile di Likooli Street numero 15, a partire dall’estate 2005 sino alla primavera 2007 furono condotti degli scavi archeologici dall'Università di Tartu diretti da Andres Tvauri. Lo scopo di quegli scavi era di indagare archeologicamente l'intera area del cortile, per un totale di 115 mq, per consentire la costruzione di locali sotterranei. Vennero ritrovati sei pozzi neri in legno risalenti ad un periodo storico compreso tra il XIV e il XVI secolo. Tra gli altri reperti da una delle latrine è stato trovato un flauto dolce di legno completamente conservato. Dal momento che una simile scoperta è estremamente rara, essa merita una pubblicazione propria[1].


CONTESTO DELLA RICERCA

Il flauto dolce è stato ritrovato in un cortile del vecchio centro medievale di Tartu, in una latrina, la n. 1b. La latrina è stata costruita con 15 strati di tronchi di pino e le sue misure sono di 1,8 x 1,8 m, mentre l’altezza è di 1,9 m. Sul lato superiore del pozzo nero, all’altezza del primo e del secondo strato di tronchi, dall’alto, apparentemente c’era un sottile strato di legno decomposto proveniente da pannelli che coprivano il pozzo. Sotto la copertura, la fossa era piena di uno strato spesso e appiccicoso di detriti, contenente rami, trucioli di legno, carbone, resti tessili, ossa di animali e pesci, noccioli di ciliegia e prugna, gusci di noci, frammenti di vasi di legno, frammenti di vaso, frammenti di vetro di finestre e altri reperti. Oggetti archeologici di questo tipo sono comuni a Tartu, e si ritrovano in almeno altri 35 pozzi neri in legno risalenti al XIII-XVI secolo. I resti medievali di Tartu si trovano, nella maggior parte dei casi, nelle vicinanze della valle bassa e piatta del fiume, quindi in zone umide e in ambienti privi di ossigeno. Il materiale organico trovato in questi luoghi, come legno, tessuto, pelle, osso, ecc., dunque è spesso molto ben conservato.
 
Inoltre, le condizioni per la conservazione del materiale organico sono particolarmente favorevoli quando le latrine si riempirono di detriti.
 
I contenuti del pozzo nero presente a Ülikooli n. 15, possono essere interpretati come una unità stratigrafica. Vuol dire che l'intero riempimento della fossa si è depositato in un tempo relativamente breve e in condizioni abbastanza simili. Solo sul fondo della fossa era presente uno strato dello spessore di 50 cm, diverso dal contenuto e senza reperti. Il flauto dolce era situato vicino al centro della latrina, ad un metro sotto il tronco superiore sopravvissuto[2].
DATAZIONE DEL FLAUTO DOLCE DI TARTU

Per riuscire a individuare la datazione del flauto dolce di Tartu si possono utilizzare altri reperti nello stesso livello della latrina.
Per esempio, c'era una brocca in gres di 14 cm di altezza, che proviene dalla Bassa Sassonia meridionale, dove alcuni vasi con caratteristiche simili furono prodotti nella seconda metà del XIV secolo. Inoltre, sono stati ritrovati dei frammenti di diverse brocche provenienti da Siegburg, in Renania. Una brocca completamente conservata può essere datata tra il 1290 e il 1400 (Russow, 2006, commento personale di Erki Rissow). Una parte superiore di una brocca robusta è quasi completamente conservata (TM A 141:505); ed è possibile datarla a cavallo tra il XIV-XV secolo (commento personale di Erki Rissow). Sono stati trovati anche dei pezzi di brocca Jacoba originari della Sassonia dell’ovest, nei pressi di Waldenburg. Alcune di queste brocche sono databili tra il 1375 e il 1400, altre tra il 1525 e il 1550 circa (Scheidemantel 2005, 110-111). Oltre alle ceramiche in gres, vennero alla luce, sempre all’interno della latrina, alcuni frammenti di due brocche di maiolica. Sono state ritrovate anche delle ceramiche di stile russo, che basandosi sulle linee ornamentali di queste brocche possono essere datate tra il XIV e il XV secolo (Tvauri 2000, 105-107; Kil'dyushevskiy 2002, 12, 4: 1-5).
 
Sono stati ritrovati, sempre nel pozzo nero, anche dei frammenti di sottile vetro trasparente con decorazioni in vetro blu. Frammenti simili a questi bicchieri sono stati trovati solo nelle città del Mar Baltico tra il XIV e il XV secolo. In Finlandia si ritrovano reperti in vetro simili a questi provenienti dalla città di Turku e sono stati datati tra il 1360 e il 1410 circa (Haggrén 2003, 2005).
 
Una parte superiore di una piccola bottiglia, la cosiddetta Ribbenflasche è una scoperta unica in Estonia ed è la prima, e finora l’unica, trovata qui. Tali bottiglie di vetro sono state scoperte altrove in Europa e sono databili tra il XIII-XIV secolo (Baumgartner & Krueger 1988, 270-280).  Una serratura a molla con chiave in ferro potrebbe essere del XIV secolo o della prima metà del XV secolo (Kolchin 1982).
 
Riassumendo, possiamo dire che le date dei reperti provenienti dal pozzo nero in questione appartengono nella maggior parte dei casi al XIV e XV secolo.
 
Nel caso di quegli oggetti risalenti al XV secolo è anche possibile che essi siano stati costruiti a cavallo tra il XIV e il XV secolo. La maggior parte dei reperti provenienti dal pozzo nero sono databili intorno alla metà del XIV secolo. Il resto dei reperti del sito archeologico sempre presenti all’interno della latrina rientrano in questo periodo. Fortunatamente è stato possibile datare i tronchi della latrina usando il metodo dendocronologico. I tronchi furono abbattuti nel 1335.

Riassumendo le informazioni presentate sopra possiamo datare i contenuti della latrina in un periodo compreso tra il 1335 e la fine del XIV secolo. Tuttavia, questa non indica il periodo in cui lo strumento venne costruito, ma il momento in cui è stato buttato via. Per meglio datare il flauto dolce, nell’inverno del 2007 all’interno del Laboratorio di analisi dell’Università di Helsinki, si è utilizzata la tecnica al radiocarbonio (AMS). A tale scopo venne prelevato un campione di legno del flauto dolce, datato a 690 ± 30 BP (Hela-1338). Se calibrato con il programma per computer OxCal v.3.10, emergono, con una certezza del 95, 4%, due possibili intervalli di tempo in cui lo strumento è stato costruito: il primo tra il 1260 e il 1315 e il secondo tra il 1355 e il 1390.

Ancora una volta  però si deve tener presente che la datazione al radiocarbonio indica l’età del materiale di cui è composto lo strumento e non il momento in cui è stato costruito. Più precisamente ancora, tale analisi indica il tempo in cui sono stati formati gli anelli dell’albero servito per la costruzione dello strumento. Questo significa che il risultato della datazione al radiocarbonio può indicare una data più vecchia di decina di anni rispetto al momento in cui il flauto dolce è stato costruito. A questo si aggiunga che lo strumento venne fatto con del legno accuratamente essiccato e che potrebbe essere stato usato per molti anni. Considerando quindi gli aspetti sopra menzionati, è abbastanza plausibile che il flauto dolce venne costruito all’inizio del XIV secolo e che fu utilizzato nella prima metà del XIV secolo.
 
Nel XIV secolo, Tartu era una città anseatica ricca e importante, i cui guadagni principali provenivano dal commercio tra le città anseatiche europee e quelle di Novgorod e Pskov in Russia. A quel tempo le antiche città della Livonia appartenevano al nord della Germania, cioè al mondo culturale anseatico. Probabilmente la latrina di Tartu dove venne trovato il flauto dolce era situata sulla terra di un ricco mercante tedesco. Sia la posizione centrale dell’appezzamento di terreno in città, vicino alla piazza del mercato e vicino alla chiesa più grande della città, così come i frammenti di bicchieri di vetro importati e i reperti archeobotanici esotici, come i semi d’uva, gusci di noci persiane, pietre di prugne, grani di pepe, possono essere definiti oggetti di lusso, e riprova della ricchezza del proprietario della latrina[3].
 
 
 
CARATTERISTICHE DEL FLAUTO DOLCE DI TARTU

Il flauto dolce è realizzato in legno di acero[4] e vicino all’imboccatura sono presenti dei segni ornamentali incisi simili a degli anelli. Il corpo esterno del flauto dolce, la cui forma lo rende simile ad un osso, è quasi cilindrico. Subito dopo la scoperta, la lunghezza totale del flauto dolce, completamente imbevuto d’acqua, era di 250 mm e il diametro maggiore nell’ estremità dell’imboccatura di 30,7 mm. All’estremità inferiore, nel piede, il foro ha un diametro di 12 mm. La cameratura sembra quasi essere cilindrica, anche se è leggermente a tronco di cono rovesciato, più largo dove c’è il blocco e leggermente più stretta all’altra estremità dello strumento. Il fatto che lo strumento non sia perfettamente cilindrico è un risultato intenzionale e non dovuto ad eventuali deformazioni. Il corpo del flauto dolce è leggermente piegato, mentre l’esistenza di sporco all’interno dello strumento e la forma ovalizzata della cameratura rendono difficili le misurazioni esatte. Nel piede dello strumento si trova una crepa, già presente nel momento del ritrovamento.

Lo strumento è leggermente storto, il che è piuttosto sorprendente trattandosi di legno di acero. Questo è probabilmente causato dall’umidità estrema e dalla pressione del suolo. Sulla superficie del flauto dolce ci sono delle tacche dovute agli scavi. Fortunatamente queste sono in posti che non inferiscono sulle qualità dello strumento. Una volta trovato, il flauto dolce venne portato nel Dipartimento di Archeologia dell’Università di Tartu. Una volta qui lo strumento venne immerso nella paraffina bollente e le sue dimensioni sono, in parte, diminuite. Il canale dell’aria e il blocco dello strumento sono ben conservati e di fattura molto precisa, in particola modo se confrontato con il labium che, al contrario, non è ben fatto. Quest’ultimo, infatti, presenta una rientranza arcuata al centro. Sembra, tuttavia, che questa sia la forma originale del labium e non una sua possibile deformazione. Il blocco è costruito con legno di betulla ed è alto 23 mm.
Incredibile è anche la concavità e l’alta qualità del blocco per il canale dell’aria che, inoltre, si tratta di una caratteristica riscontrata anche negli strumenti dei periodi successivi. Il blocco di questo strumento è a forma conica con un diametro di 11,7-12,3 mm. Il dato più sorprendente è costituito da un piccolo foro praticato orizzontalmente che attraversa lo strumento e il blocco. Una radiografia mostra che sui bordi del foro ci sono dei riflessi e che quindi sia presumibile che si tratti di ossido di ferro. Si può quindi supporre che il blocco fosse fissato al corpo dello strumento con un perno di metallo, anche se non ce n’era bisogno a causa della conicità del blocco. Essendo il blocco realizzato con legno di betulla, esso reagisce maggiormente al cambiamento di umidità e di temperatura rispetto al legno di cedro, materiale quest’ultimo che fu usato per realizzare i blocchi in periodi successivi e, quindi, probabilmente tra il blocco e il corpo dello strumento era stato lasciato uno spazio per l’espansione del blocco quando questo cominciava ad assorbire l’umidità. In questo caso sarebbe stato necessario utilizzare un perno di metallo per fissare il blocco. Non dobbiamo però escludere la possibilità che, in realtà, il piccolo foro servisse più semplicemente per appendere lo strumento, soprattutto tenendo conto delle sue piccole dimensioni. Il punto in cui si deve mettere l’aria nello strumento non è a forma di becco, come si vede comunemente nei flauti dolci, ma è piatta.

A differenza di tutti gli altri flauti dolci medievali sopravvissuti, quello di Tartu ha il foro di portavoce, ma non ha il settimo foro raddoppiato. Questo non è molto sorprendente considerando le dimensioni ridotte dello strumento. I fori delle dita sono ben fatti e si nota anche una notevole somiglianza dei diametri dei fori. Tutti i fori sono in linea con il labium, compreso il settimo foro. I fori per le dita sono cilindrici e non svasati, tipico dei flauti dolci medievali in genere. Le dimensioni dello strumento lo rendono molto vicino alla taglia del sopranino con il La leggermente più basso dei 440 Hz.
Quest’ultima è una classificazione moderna che non pretende di determinare no standard del diapason medievale. Il La è, quindi, più basso di 30 cent e il settimo foro produce un semitono di distanza e non un tono come ci si aspetterebbe[5]. Lo strumento è molto ben conservato, tanto che quando viene suonato emette un suono.
L’estensione del flauto dolce di Tartu è di due ottave e un tono. Purtroppo, non possiamo sapere con certezza l’estensione originale dello strumento. È possibile che il restringimento del legno nel processo di conservazione e la presenza di sporcizia […] all’interno della cameratura lo abbia ristretto e, paradossalmente, ne abbia ampliato l’estensione. Sebbene tale possibilità in teoria possa esistere, è però abbastanza probabile che l’estensione indicata sia quella originale. Considerando che l’estensione della maggior parte dei flauti dolci rinascimentali era un’ottava e una sesta, una estensione così ampia in uno strumento così datato è decisamente sorprendente. A tutto questo si aggiunge che la sola osservazione esterna evidenzia che il canale dell’aria è più grande rispetto agli altri parametri dello strumento, e che, quindi, questo contrasta con una estensione così ampia. Centinaia di anni passati in un ambiente umido, la deformazione causata dal peso del suolo e la successiva conservazione hanno indubbiamente cambiato le dimensioni dello strumento, avvicinando tra l’altro il labium e il canale dell’aria. Pertanto, le qualità strumentali del flauto dolce di Tartu di oggi, dal punto di vista del suono, dell’articolazione e del temperamento, non corrispondono a quelle iniziali e, descrivendole come sono ora, si scredita solo lo strumento. Come informazione aggiuntiva, per gli esperti possiamo dire che all’estremità del canale dell’aria non si trova un bordo piatto, il che rende lo strumento molto delicato. Tutti i materiali utilizzati per produrre lo strumento erano comuni in Estonia, ma considerando l’ampio ambito geografico dei materiali rinvenuti nel pozzo nero, è molto plausibile che il flauto dolce non sia stato costruito a Tartu[6].


Medieval recorder of Tartu
Flauto dolce di Tartu (Estonia).
The Tartu recorder, Andres Tvauri
Tvauri Andres, Taavi-Mats Utt, Medieval recorder from Tartu, Estonia,
Estonian Journal of Archaeology, 2007, 11, vol. 2, p. 147.

Il flauto dolce di Tartu 
in relazione ai flauti dolci medievali


INTRODUZIONE

Il numero di flauti dolci del XIV secolo e del periodo precedente non è precisamente noto perché nella maggior parte dei casi sono stati trovati solo dei frammenti di strumenti. Oltre il labium, il blocco e il canale dell’aria, le altre caratteristiche classificatorie che individuano un flauto dolce sono i sette fori per le dita e il foro per il pollice sinistro che serve per ottenere le note dell’ottava superiore. Nel caso, dunque, di strumenti incompleti diventa difficile fare la distinzione tra flauto dolce e whistler. Quest’ultimo era ampiamente utilizzato come strumento popolare in diversi paesi. Il più antico flauto dolce quasi completamente conservato è il “flauto dolce di Dordrecht”. Questo strumento venne ritrovato nel 1940 nel fossato che circonda le rovine del castello di Huis a Merwede, a circa 3 km a est della città di Dordrecht, in Olanda. Il flauto dolce di Dordrecht è del XIV secolo (Weber 1976; Rowland-Jones 1996, 17) o addirittura del XIII secolo (Hakelberg 1995, 11).

Un secondo flauto dolce medievale ben noto risale al XIII secolo, che è uno strumento incompleto trovato in una latrina a Göttingen, venne ritrovato in Germania, nel 1987 (Hakelberg 1994; 1995; Reiners 1997).

Un frammento di un terzo flauto dolce del XIV secolo è stato recentemente trovato vicino a Stoccarda, nella Germania meridionale. Fu trovato nei sedimenti del canale del mulino del Monastero dei Carmelitani a Esslingen. Sebbene manchi metà corpo e il piede, si può comunque ritenere un flauto dolce perché presenta le stesse caratteristiche sia di disegno sia di tornitura di quello di Göttingen (Lander 2006).

Un quarto flauto dolce venne trovato a Elblag, in Polonia (Poplawska 2004), sebbene su questo strumento non siano state ancora condotte ulteriori indagini. Secondo i primi dati, questo flauto dolce risalirebbe probabilmente al XIV secolo. Sfortunatamente, l’elenco dei flauti dolci medievali sicuri finisce qui. Purtroppo nessuno degli strumenti citati è in grado di suonare e quindi diventa difficile capire l’importanza di quello di Tartu[7].



COME AGIRE NEL CASO IN CUI CI SI RITROVI DI FRONTE AD UNO STRUMENTO A FIATO MEDIEVALE?

Gli strumenti musicali costituiscono una parte molto piccola dei reperti archeologici, ma le informazioni che essi ci danno sono molto preziose. Partendo dall’esperienza del ritrovamento, della conservazione e della documentazione ottenuta con il flauto dolce di Tartu, sarebbe opportuno seguire alcuni consigli su come comportarsi nel caso in cui venisse ritrovato uno strumento musicale.

Nel caso degli strumenti a fiato, il livello di precisione necessario nelle misurazioni deve essere molto più accurata di quanto normalmente si supponga. Ad esempio, nel caso di un flauto dolce, il livello minimo di precisione sarebbe di 0,1 mm.   Da un punto di vista acustico, oltre al posizionamento di fori per le dita, di particolare importanza sono anche la cameratura, il labium, il blocco e il canale dell’aria. Solitamente, queste non sono le competenze di un archeologo, ma di uno specialista che dovrebbe essere contattato immediatamente. La misurazione dello strumento dovrebbe essere effettuata già al momento del ritrovamento. Fino ad allora è opportuno posizionare lo strumento ermeticamente in un sacchetto di plastica con un po’ del terreno che lo circondava. Se la misurazione non può essere eseguita immediatamente, il manufatto deve essere congelato ad una temperatura molto bassa per evitare deformazioni. Durante la documentazione, la scansione dell’oggetto è preferibile rispetto alla fotografia tradizionale. I vantaggi sono la mancanza di errori e una qualità notevolmente migliore dell’immagine. Nel caso in cui sia possibile utilizzare solo la fotocamera dovrebbe essere chiarito. Ciò semplificherebbe la ricerca di errori fotografici in seguito. Una volta eseguite le misurazioni dello strumento ancora umido, cioè nel momento esatto del ritrovamento, e poi rifacendole dopo averlo asciugato, ossia dopo il congelamento, il risultato finale potrebbe essere abbastanza vicino all’originale. Questo consentirebbe di fare una copia esatta del flauto dolce e quindi di poter ricostruire una scala musicale medievale[8].



CONCLUSIONI

Il flauto dolce di Tartu, che è stato trovato nel 2005 in una latrina, può essere fatto risalire al XIV secolo. Si tratta di un ritrovamento estremamente raro, sia perché è il flauto dolce medievale meglio conservato che sia mai stato ritrovato, sia perché questo ritrovamento amplia l’area geografica sull’uso del flauto dolce in Europa e, in modo significativo, sposta in avanti nel tempo l’attuazione di diversi metodi di fabbricazione degli strumenti musicali. Ma è proprio a causa della rarità del ritrovamento che bisogna fare molta attenzione nel fare generalizzazioni riguardo ai flauti dolci medievali. Non c’è dubbio che lo strumento sollevi molte domande sia per i costruttori sia per i flautisti dolci, ma, almeno alcuni, otterranno delle risposte grazie all’aiuto di ricostruzioni precise e al loro utilizzo nella pratica.


[Fine dell’articolo]




IN BREVE


CARATTERISTICHE ORGANOLOGICHE DEL FLAUTO DOLCE DI TARTU


> Data di costruzione: inizio del XIV secolo, e utilizzato sino al 1350 circa.

> Lo strumento è in legno di acero con il blocco in betulla.

> La cameratura interna è a tronco di cono rovesciato in quanto parte più stretto e si allarga progressivamente, mentre l’esterno è quasi cilindrico.

> Per l’imboccatura non è previsto il caratteristico “becco”, ma al suo posto troviamo un taglio trasversale.

> Il canale dell’aria e il blocco sono fatti molto bene, mentre il labium presenta una rientranza.

> La lunghezza totale dello strumento è di 250 mm, il che significa che lo strumento termina, se paragonato ad un flauto dolce di oggi, tra il penultimo e ultimo foro di un soprano in do. Infatti, non a caso la nota più grave del flauto dolce di Tartu non è, come ci si aspetterebbe, distante di un tono dal penultimo foro, ma lontano di un semitono.

> Diapason: legermente più basso del La = 440 Hz.

> Estensione: due ottave e una nota[9].


Molti flauti dolci originali rimasti che abbiamo appena visto risalgono quasi tutti al XIV secolo, salvo un paio che sono a cavallo tra il 1200 e il 1300, hanno le medesime caratteristiche del flauto dolce di Tartu. Inoltre, per trovare ulteriori cartteristiche di questi strumenti, non essendoci rimasti dei reperti di flauti precedenti, gli approfondimenti si rivolgeranno in parte alle testimonianze letterarie e in buona parte all’iconografia, ammesso che abbiano un fondo di verità. Infatti, le fonti iconografiche ci dimostrano una maggiore varietà di tipologie di flauti dolci rispetto ai reperti che ci sono rimasti. Se da una parte ci possono aiutare a ricavare molte informazioni importanti sia dal punto di vista organologico sia sulla tipologia di suono e timbro da associare ai flauti dolci di questo periodo, dall'altra, fanno sorgere delle domande.


CHE SUONO POTEVANO AVERE I FLAUTI DOLCI MEDIEVALI?

Dopo le osservazioni fatte ai flauti dolci superstiti, possiamo dedurre che, viste le piccole dimensioni, il suono era tendenzialmente acuto, mediamente forte e dal colore chiaro. Infatti, i flauti superstiti sono riconducibili al nostro sopranino in Fa e soprano in Do, quindi a flauti “piccoli” con il La molto simile al moderno diapason La = 440 Hz. La cameratura interna è generalmente cilindrica e, data la dimensione dello strumento, piuttosto stretta. L’estensione di questi strumenti è di due ottave, e in alcuni casi di due ottave e una nota, con una prima ottava poco sonora ed una seconda molto più presente.
Tenendo presente di questo, quindi osservando le informazioni tratte dalle iconografie, dovremmo anche supporre che accanto a flauti dolci piccoli esistevano anche strumenti dalle dimensioni più grandi ma non superiori alla taglia di tenore. Teniamo anche presente che, il tipo di legno o materiale differente può suscitare un suono diverso. E, come abbiamo visto nell'articolo, i flauti dolci dell'epoca venivano costruiti sia in osso, sia prevalentemente con legno di albero da frutto, come il pruno, sambuco, betulla e bosso[10].


TAVOLA RIASSUNTIVA DEI FLAUTI DOLCI MEDIEVALI SUPERSTITI

Laurea Triennale in Scienze Motorie Pegaso Forzoni

Flauti medievali superstiti


[1] Traduzione italiana del seguente articolo: Tvauri Andres, Taavi-Mats Utt, Medieval recorder from Tartu, Estonia, Estonian Journal of Archaeology, 2007, 11, vol. 2, p. 141. L’articolo originale in inglese lo si trova nel seguente link, url: https://kirj.ee/public/Archaeology/2007/issue_2/arch-2007-2-3.pdf [3/11/2023].
[2] Ibid.
[3] Ibid.
[4] Il legno di acero di questo flauto dolce medievale è stato identificato, presso l’Estonian University of Life Sciences, dal dendrologo Regino Kask come “Acer platanoides” Estonian University of Lia Sciences). Traduzione italiana del seguente articolo: Tvauri Andres, Taavi-Mats Utt, Medieval recorder from Tartu, Estonia, Estonian Journal of Archaeology, 2007, 11, vol. 2, p. 146. Cfr. url: https://kirj.ee/public/Archaeology/2007/issue_2/arch-2007-2-3.pdf [8/02/2021].
[5] Lo stesso vale per altri flauti dolci medievali superstiti di cui abbiamo già spiegato in precedenza, come per esempio il flauto dolce di Dordrecht.
[6] Traduzione italiana del seguente articolo: Tvauri Andres, Taavi-Mats Utt, Medieval recorder from Tartu, Estonia, Estonian Journal of Archaeology, 2007, 11, vol. 2, pp. 146-149. Cfr. url: https://kirj.ee/public/Archaeology/2007/issue_2/arch-2007-2-3.pdf [3/11/2023].
[7] Ibid.
[8] Ibid.
[9] Ibid.
[10] Tutto l'articolo è presente in Benedetta Ferracin, Aimeric de Pegulhan e Uc de Saint Circ: due trovatori in Veneto [Tesi di Laurea, Conservatorio di Castelfranco Veneto], 6 ottobre 2021.









𝐵𝑒𝑛𝑒𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎 𝐹𝑒𝑟𝑟𝑎𝑐𝑖𝑛
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Benedetta Ferracin | insegnante e musicista specializzata in musica antica con una tesi dedicata a due trovatori in Veneto è ideatrice della rubrica in-formativa musicart.

Benedetta Ferracin
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